Il velluto della Tessitura Luigi Bevilacqua: una carezza che nasce nell’Ottocento

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Una delle tessiture Jacquard
più grandi e antiche d’Europa


 

Come primo passo alla scoperta del glamour veneziano vi racconterò la storia di un tessuto che si realizza ancora oggi a Venezia secondo le tecniche dell’Ottocento, un tessuto carico di storia, che viene filato a mano con lentezza, passione e grande abilità. Tanto prezioso da essere intrecciato con fili d’oro zecchino. Ma un tessuto che sa reinventarsi e sarà protagonista della moda A/I 2018-2019.
Una superficie soffice e carezzevole, dai colori intensi e vibranti, è il suo segno distintivo. Sto ovviamente parlando del velluto.
 

Anticamente la sua tecnica di tessitura nasce in Oriente, ma nel già nel XIII secolo la sua produzione viene importata anche in Italia, in particolare nelle città di Lucca, Venezia, Genova, Firenze e Milano, che in quel periodo diventano centri di eccellenza per la produzione del velluto e realizzano questo tessuto per tutto il continente europeo.
Successivamente i Fiamminghi cominciano a tesserlo, ma i velluti di Bruges solo nel XVI secolo inizieranno ad essere considerati non inferiori a quelli italiani.[Nota 1]

Per conoscere i segreti della bellezza di questo tessuto sono andata a visitare per voi l’atelier Luigi Bevilacqua, dove è possibile vedere nascere il velluto da telai ottocenteschi secondo le tecniche originali.

Solo Venezia, sa conservare i tesori del passato senza soluzione di continuità con la vita contemporanea della città.[Nota 2]

Ho ancora negli occhi la profondità dei colori dei tessuti e l’immagine delle migliaia di fili e rocchetti ancorati angli antichi telai in legno. “Nella sede attuale [dell’atelier], al numero 1320 di Santa Croce, a Venezia, ci sono 18 telai, tutti pezzi originali del Settecento: le stesse macchine appartenute alla Scuola della Seta [della Serenissima] e acquistate da Luigi [Bevilacqua] nel 1875.”[Nota 3]
L’atelier Bevilacqua è infatti una delle tessiture Jacquard più antica e grande d’Europa ancora attiva.
L’inizio della sua storia risale al 1499, come si può leggere nel cartiglio del quadro “San Marco trascinato nella Sinagoga” di Giovanni Mansueti, allievo di Gentile Bellini, dove sono riportati i nomi dei committenti dell’opera tra i quali è indicato “Giacomo Bevilacqua, tessitore”, un antenato di Luigi Bevilacqua.

L’atelier Bevilacqua si trova in fondamenta di San Zan Degolà (ovvero San Giovanni Decollato [Nota 4]), tra campo San Giacomo dell’Orio e il Canal Grande. Si raggiunge attraverso una strada di calli corte e strette piacevolmente poco frequentate dal turismo di massa.

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Ci sono arrivata in una tarda mattinata soleggiata e calda. Ad accogliermi il dott. Alberto Bevilacqua [Nota 5], amministratore delegato dell’azienda di famiglia, un imprenditore e artigiano di altri tempi, innamorato e orgoglioso del suo lavoro.
L’atelier Luigi Bevilacqua si trova al piano terra di una palazzina tipicamente veneziana di due piani. Dal negozio aziendale interno mi conduce subito nel laboratorio che è una piccola meraviglia: pavimenti in legno, scaffalature che raccolgono i segreti di un archivio centenario e una decina di telai originali del Settecento dove alcune filatrici sono all’opera. L’atmosfera è raccolta, la luce è soffusa e viene dai punti luce posti sopra il piano di lavoro dei telai, da cui escono lentissimi e sfarzosi i tessuti dell’azienda.
Vi riporto di seguito la nostra chiacchierata.

Maddalena Mometti: Quali sono i tessuti che realizzate principalmente nell’atelier veneziano?
Alberto Bevilacqua: Produciamo due tipologie di velluti: velluti tagliati e velluti soprarizzi.
Il velluto tagliato è un velluto che ha un solo livello: sul telaio sono collocati dei ferri orizzontali che hanno delle scanalature, la tessitrice passa dentro il rebotto, uno strumento con una lametta che scorrendo nelle scanalature dei ferri e va a tagliare i fili del velluto. In questo modo sulla faccia del dritto del tessuto si forma un pelo fitto.
Il pelo del velluto è sempre realizzato in seta, mentre il fondo può essere in cotone o seta.
Il velluto soprarizzo ha invece due livelli: una parte più alta che è il velluto tagliato più scuro e alto e il riccio, che è la parte che rimane piegata e resta più bassa e più chiara.

Nota: Se il velluto tagliato può essere realizzato anche in modo meccanico, la particolare tecnica richiesta per realizzare il velluto soprarizzo ne permette la tessitura solo in modo manuale.
La tessitura Luigi Bevilacqua realizza tessuti pregiati per l’arredamento e l’alta moda: oltre ai velluti, realizza anche damaschi, lampassi, broccati.
Alla produzione manuale (con sede a Venezia) negli anni Trenta è stata affiancata una produzione meccanica che oggi è situata in terraferma, vicino a Conegliano.

Maddalena Mometti: Il disegno dei tessuti come viene definito?
Alberto Bevilacqua: La definizione del disegno di un tessuto inizia con uno schizzo di massima, che viene poi disegnato in scala 1:1 su carta millimetrata. Questa fase viene chiamata “messa in carta”. Successivamente il disegno su carta viene “tradotto” in schede forate nelle quali ad ogni mezzo millimetro del disegno corrisponde una delle schede forate che verranno lette dai telai Jacquard.
Il telaio viene predisposto montando le schede sullo stesso e predisponendo le bobine con i fili dei colori desiderati. Per la realizzazione di un tessuto possono essere necessarie anche 1600 bobine suddivise tra fili per il pelo e per il fondo.
Una volta che il telaio è pronto, si prepara l’ordito che viene poi fissato al telaio attraverso un cilindro e la produzione può partire. Allestire un telaio, a seconda della complessità può richiedere il lavoro di una o due tessitrici per periodo da uno a sei mesi.
Inoltre ogni 15-20 metri di tessuto, bisogna rifare l’ordito e attaccare il pezzo nuovo col vecchio: operazione di grande complessità che richiede una notevole precisione per non far notare il punto di giunzione tra le due parti.

Nota: L’introduzione delle macchine jacquard è del 1806 circa. Il telaio Jacquard è considerato un antenato dei primi computer perché è una macchina che può essere programmata attraverso la lettura di schede perforate.

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Maddalena Mometti: È possibile scegliere qualunque colore di filato?
Alberto Bevilacqua: Il cliente decide che colori vuole. Noi comperiamo la seta tinta in rocche. Se ci viene richiesto invece un colore speciale la tingiamo noi con tecniche industriali.

Maddalena Mometti: Storicamente la tessitura Luigi Bevilacqua produceva maggiormente velluto per il settore arredamento o per la moda?
Alberto Bevilacqua: La produzione del velluto è stata introdotta a Venezia intorno al 1300.
L’invenzione della tecnica di tessitura del velluto si deve ai lucchesi e ai siciliani.
Nel periodo delle lotte tra Guelfi e Ghibellini alcuni tessitori lucchesi, per dissidenza politica, si sono trasferiti a Venezia chiedendo asilo politico e portando così in città il loro sapere.
A Venezia si produceva prima un altro tessuto che si chiamava sciamito.
Nel 1500, periodo di massimo splendore della tessitura, c’erano circa 6000 telai a Venezia che lavoravano il velluto, attività economica tra le più importanti dell’epoca. Grazie alle testimonianze dell’epoca, e anche semplicemente osservando i quadri del Veronese e del Tiziano, è possibile notare come gli abiti delle classi più abbienti fossero in velluto, mentre le pareti dei palazzi erano rivestite dello stesso tessuto.

Maddalena Momenti: E adesso a quali destinazioni è rivolta la vostra produzione?
Alberto Bevilacqua: Attualmente le grandi commissioni sono ovviamente destinate all’arredamento ma è un periodo in cui l’alta moda ha un rinnovato interesse per il velluto di pregio. Lavoriamo con le più grandi firme della moda, che richiedono sia i velluti fatti a mano sia quelli realizzati in modo meccanico. Inoltre spesso mi è capitato di vedere sulle riviste delle star e riconoscere nei loro abiti i nostri tessuti o nei decori di alcune abitazioni fotografe su Architectural Digest.
Il velluto fatto a mano si riconosce perché ha una estensione di sfumature cromatiche molto più ampia oltre che una variazione nelle dimensioni dell’altezza del pelo. I francesi chiamano il velluto soprarizzo ciselée, che vuol dire cesellato, proprio perché presenta molti riflessi e rifiniture come se fosse lavorato con il cesello.

Maddalena Mometti: Ma le star dove acquistano i vostri tessuti?
Alberto Bevilacqua: I clienti famosi di norma acquistano i nostri tessuti dai designer. Il designer alcune volte viene direttamente da noi a Venezia oppure si reca dal nostro distributore a New York e consiglia lui al cliente cosa acquistare realizzando poi per lui il prodotto finale.

Maddalena Mometti: Il ritorno della moda ai tessuti di pregio come il vostro, secondo lei, da cosa è determinato? In questi ultimi anni è sorta spesso la polemica relativa al fatto che i capi di alta moda, se pure molto belli e costosi, venissero realizzati con tessuti non sempre di elevata qualità.
Alberto Bevilacqua: Io ritengo che i nostri clienti si rivolgano a noi per il desiderio di distinguersi. Ad esempio uno degli stilisti famosi che abbiamo incontrato, aveva già lavorato presso la Fondazione Lisio[Nota 6] a Firenze dove hanno telai manuali antichi per la realizzazione del broccato, prima di conoscerci. In seguito ha deciso di avviare una piccola produzione di abiti usando un tessuto che abbiamo realizzato su suo disegno in esclusiva.
La difficoltà che incontriamo a volte nel lavorare nel settore della moda è legata ai tempi di lavorazione dei nostri prodotti, che faticano ad adattarsi alle esigenze di velocità dell’alta moda. Tuttavia collaborando insieme abbiamo potuto dare vita (e continuiamo a farlo) a dei progetti molto belli, a partire agli anni Cinquanta quando nel 1953 ad esempio Roberta di Camerino ha scelto il nostro velluto per realizzare la sua Bagonghi.
Ci è capitato anche di realizzare tessuti con veri fili d’oro e argento,[Nota 7] come ad esempio nel 2012 per la collezione di abiti di una nota maison.

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NOTE

[1] Vogue Encyclo, sub voce velluto, http://www.vogue.it/news/encyclo/tessuti/v/il-velluto

[2] Sito web ufficiale della Tessitura Luigi Bevilcqua, https://www.luigi-bevilacqua.com, data di ultimo accesso 30 aprile 2018

[3] Estratto dal catalogo: Tessitura Made in Venice. Luigi Bevilacqua. Antica tessitura in Venezia dal 1499. 2016. Arcari S.r.l Industria Grafica. Mogliano (TV)

[4] “Decollato” si riferisce a San Giovanni Battista che è stato decapitato.

[5] Intervista ad Alberto Bevilacqua, realizzata da Maddalena Mometti, in data 30 maggio 2017, presso l’atelier di Venezia, S.Croce 1320

[6] La Fondazione Arte della Seta Lisio è una associazione che ha lo scopo di tramandare l’arte della tessitura a mano in seta e metalli preziosi.
https://www.fondazionelisio.org/it/

[7] I tessuti che utilizzano fili di seta uniti a fili di metalli preziosi come oro e argento si chiamano auroserici.

IMMAGINI

Le immagini sono pubblicate per gentile concessione di Tessitura Luigi Bevilacqua.
A partire da sopra:
[foto 1] Particolare del velluto soprarizzo Coralli realizzato dalla Tessitura Luigi Bevilacqua su disegno della stilista Yiqing Yin; composizione: pelo:100% seta, fondo: 100% seta; foto realizzata da Maddalena Mometti

[foto 2] Particolare dei rocchetti montati su uno dei telai originali del Settecento della Tessitura Luigi Bevilacqua; foto realizzata da Maddalena Mometti

[foto 3] Foto dell’interno dell’atelier Luigi Bevilacqua con a destra un orditoio: la macchina con cui si prepara l’ordito prima di caricarlo sul telaio; foto realizzata da Maddalena Mometti

[foto 4] Foto dell’interno dell’atelier Luigi Bevilacqua; foto realizzata da Maddalena Mometti

[foto 5] Ritratto del dott. Alberto Bevilacqua; foto realizzata da Maddalena Mometti

[foto 6] Particolare del velluto soprarizzo Grottesche realizzato dalla Tessitura Luigi Bevilacqua; composizione: pelo:100% seta, fondo: 100% seta; foto realizzata da Maddalena Mometti

[foto 7] Particolare del velluto soprarizzo Grottesche realizzato dalla Tessitura Luigi Bevilacqua; composizione: pelo:100% seta, fondo: 100% seta; foto realizzata da Maddalena Mometti

 



4 risposte a “Il velluto della Tessitura Luigi Bevilacqua: una carezza che nasce nell’Ottocento”

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Rispondi a Chieko Hovanes

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